Third Place: la città si trasforma in un soggiorno
Con l’aumento della mobilità, i cosiddetti third place assumono un’importanza sempre maggiore. La gente trascorre sempre più tempo nelle zone di transito e all’aperto nei quartieri. Sorgono così nuovi conflitti di utilizzo.
Improvvisamente nella piazza del quartiere appaiono sedie con il logo della città. Diversamente dalle panchine installate in modo fisso, le sedie possono essere tranquillamente spostate, dato che non sono mai assicurate a terra. Sembrano un invito spudorato a trattenersi in uno spazio pubblico.
Le sedie pubbliche a Berna o a Zurigo sono forse il segno più evidente dell’occupazione sempre maggiore degli spazi pubblici da parte della gente. In generale i luoghi intermedi, i cosiddetti third place, il terzo posto dopo la casa e l’ufficio, stanno diventando sempre più importanti. La causa di questo fenomeno va ricercata nella maggiore mobilità delle persone, ma anche nel fatto che le città crescono. Sempre più persone si accalcano in spazi limitati, utilizzando anche spazi pubblici.
Il Zukunftsinstitut, l’istituto tedesco per il futuro, definisce i third place come luoghi di incontro: «Può trattarsi di spazi pubblici in città, ma anche di luoghi di incontro semipubblici come stazioni, scuole, centri sportivi o culturali.» Il termine third place venne coniato dal sociologo americano Ray Oldenburg per definire i luoghi che non facevano parte delle due classiche categorie: casa e ufficio. Intendeva le chiese, i bar, le biblioteche o i parchi. Nel suo libro «The Great Good Place» del 1989, il sociologo sostiene che questi «terzi posti» siano importanti per la società civile e per la democrazia perché costituiscono un punto di equilibrio tra la sfera privata e quella professionale. In questi spazi (semi)pubblici, le persone si incontrano in territorio neutro, discutono e sviluppano un senso di comunità e di ambiente pubblico. Già gli antichi Greci avevano individuato nell’agorà, la piazza principale della città, il luogo di nascita della democrazia.
Le zone di transito diventano luoghi centrali in città
I third place stanno acquisendo sempre più rilevanza perché le persone trascorrono sempre più tempo fuori. Questo dipende anche dalla digitalizzazione, che permette di lavorare ovunque. Nelle città ci sono bar e persino parchi pieni di persone che lavorano al portatile. Ma il lavoro non è l’unico motivo che spinge la gente a uscire: anche alcune attività un tempo relegate alla sfera privata ora si svolgono in luoghi pubblici. Basta pensare alla gente che in treno discute al telefono a voce alta di questioni private o che fa picnic nei parchi urbani come se fosse in campagna.
Secondo il Zukunftsinstitut, sull’onda di megatrend come l’individualizzazione e la mobilità, «nella vita quotidiana svolgeranno un ruolo importante in particolar modo i luoghi di transito», quindi le stazioni e gli aeroporti. «Per le città questi diventeranno un punto di riferimento nella vita quotidiana. Possono essere piazze, punti di incontro e luoghi in cui si vivono esperienze.» Non a caso, in Svizzera è diventato quasi impossibile trovare una stazione in cui non si susseguano file di negozi e ristoranti. Ma le zone di transito includono anche altri servizi, come studi medici o centri benessere. All’aeroporto di Zurigo a breve aprirà i battenti The Circle, la più grande opera edilizia svizzera a uso promiscuo: dai classici uffici alle postazioni di co-working, fino al centro medico, una gastronomia, negozi, arte, cultura, intrattenimento, una palestra e anche un asilo nido. Nei grandi aeroporti all’estero esistono anche lounge in cui ci si può rilassare o lavorare; i passeggeri più stanchi possono anche riposare, ad esempio negli sleepbox, cabine a noleggio in cui dormire.
La qualità della vita è migliorata
I classici third place sono luoghi pubblici, parchi e aree pedonali in città. Qui è stato registrato il boom delle attività negli ultimi anni e decenni. La NZZ parla di una «riconquista delle città»: «Le persone stanno tornando nelle città, e con loro torna la vita.» Dopo il calo demografico iniziato negli anni Sessanta, dall’inizio del nuovo millennio le città stanno vivendo un momento di rinascita. Soprattutto le famiglie, che per decenni avevano abbandonato le città, messe in fuga dall’inquinamento acustico, dall’aria inquinata o dalla mancanza di sicurezza, ora ritornano e si godono la qualità elevata della vita nei quartieri. La rinascita della città è testimoniata anche da fenomeni come Urban Gardening e Guerilla Gardening, ma anche negozi, bar e ristoranti temporanei. La gente fa giardinaggio sul balcone, in cortile o dove capita. Negli edifici dismessi aprono locali temporanei, attivi per un periodo limitato.
«La qualità della vita è un fattore importante affinché le città siano all’avanguardia nella concorrenza globale per quanto riguarda i talenti creativi.»
La qualità della vita è un fattore importante affinché le città siano all’avanguardia nella concorrenza globale per quanto riguarda i talenti creativi, sostiene lo Zukunftsinstitut. «Oltre alla qualità dei quartieri e delle condizioni di lavoro, servono ampie strutture per il tempo libero, lo svago e la formazione, che trasformano la giungla delle grandi città in un luogo abitabile.»
Marta Kwiatkowski Schenk, ricercatrice al GDI Gottlieb Duttweiler Institute di Rüschlikon addetta ai temi mobilità e società, sostiene: «C’è una dinamica per rivalutare la città.» Il principio è che «la città deve essere fatta per le persone, e non viceversa». Da qualche anno in alcuni quartieri si è sviluppato una sorta di senso di piazza, sullo stile delle città mediterranee: «Gli spazi esterni vengono usati come un’estensione del soggiorno.»
«Oggi nella pianificazione dei quartieri e delle abitazioni si tengono in maggiore considerazione gli spazi esterni e tutta la zona.»
Questo fenomeno procede spesso di pari passo con la riduzione del traffico. La Kwiatkowski Schenk afferma di aver spesso la sensazione che, se negli scorsi decenni si investiva molto in infrastrutture per gli automobilisti, ora si spende altrettanto per ridurre il numero di parcheggi e alleggerire il traffico nei quartieri. Anche l’atteggiamento di architetti e urbanisti è cambiato: «Oggi nella pianificazione dei quartieri e delle abitazioni si tengono in maggiore considerazione gli spazi esterni e tutta la zona.» Anche Alfred Müller AG considera prioritaria la progettazione dell’ambiente nelle zone residenziali.
Da un calendario eventi troppo fitto scaturiscono conflitti di utilizzo
Tom Steiner, direttore del Centro spazio pubblico (ZORA) dell’Unione delle città svizzere, afferma: «Nel complesso gli spazi pubblici diventano sempre più un fattore logistico, anche per coloro che cercano casa.» Una città con un’atmosfera stimolante attira molte più persone rispetto alle città che ne sono prive. Le amministrazioni comunali se ne sono accorte. «La qualità della vita negli spazi pubblici ha un grande valore per le città. Prima la gente voleva soprattutto ordine e tranquillità, oggi invece le città vogliono che nei quartieri ci sia un po’ di vita.» Qui possono però scontrarsi interessi divergenti, come sottolinea Marta Kwiatkowski Schenk, ricercatrice del GDI: «In un unico posto possono ritrovarsi insieme padroni che portano a spasso i cani, mamme con i passeggini e uomini d’affari; ciascuno di loro ha aspettative diverse.»
«Prima la gente voleva soprattutto ordine e tranquillità, oggi invece le città vogliono che nei quartieri ci sia un po’ di vita.»
Secondo Tom Steiner, un punto d’attrito è dato dal fatto che negli spazi pubblici vengono organizzati sempre più eventi. Le città li incentivano persino, dato che gli eventi animano i quartieri e sono ben accetti dalla popolazione. «Ma una domanda sorge spontanea: dov’è il limite? Quand’è che gli spazi pubblici vengono sovrautilizzati?» Come esempio, Tom Steiner cita la Kaserne Basel: questo luogo ospita talmente tanti eventi da suscitare il malcontento dei residenti, che non possono più usufruire a sufficienza del loro quartiere.
A Zurigo c’è stato un acceso dibattito sulla Sechseläutenplatz. Alcuni ritenevano che questa piazza simbolica vicino a uno dei punti più belli del lago fosse occupata troppo spesso dagli eventi. Tuttavia, gli abitanti di Zurigo con un referendum hanno espresso la volontà di non ridurre il numero di eventi. La Sechseläutenplatz è un esempio di attuazione riuscita, secondo l’esperto in urbanistica Steiner. «Questa piazza è stata veramente accettata dalla popolazione e viene utilizzata per vari scopi.»
Per offrire alle persone nella Sechseläutenplatz la massima libertà di scelta del posto a sedere, le sedie non sono ancorate a terra e possono quindi essere spostate liberamente.
Fonte: città di Zurigo
La maggior parte dei conflitti sugli spazi pubblici sorge per le divergenze tra le aree dedicate al vivere e all’abitare: i residenti sentono che la loro tranquillità viene turbata, di solito da gente che fa rumore, getta i rifiuti in giro o urina sui muri. E non di rado il punto di scontro sono i giovani, tanto che talvolta viene richiesto di vietare l’accesso ai giovani a determinati luoghi. Una formula magica per appianare le divergenze purtroppo non esiste: «Bisogna sempre cercare un possibile compromesso. L’importante è coinvolgere le persone», afferma Tom Steiner.
La partecipazione è un concetto centrale anche per la progettazione delle nuove realtà urbane. Proprio per la divergenza di interessi, i residenti devono esprimere i loro desideri e le loro proposte per trovare soluzioni comuni.
La città di Zugo ci è riuscita in modo esemplare. Con il progetto «freiraum-zug», nel 2012 ha lanciato un progetto collaborativo per decidere come usare gli spazi pubblici.
Il traffico delle auto diminuisce nel centro delle città
Uno dei desideri degli abitanti di Zugo era ridurre il traffico in centro città. Il progetto appositamente nato con lo scopo di realizzare un tunnel che girasse intorno alla città è tuttavia fallito. «Ora cerchiamo altri modi per ridurre il traffico», afferma Regula Kaiser, responsabile dello sviluppo urbano di Zugo. La tendenza in tutta la Svizzera è evidente: i centri delle città, anche per migliorare la qualità della vita, devono svuotarsi del traffico automobilistico. Zurigo, ad esempio, con la tangenziale ovest e la galleria dell’Üetliberg, da circa dieci anni ha eliminato in parte il traffico di passaggio all’interno della città. L’ex tangenziale ovest è diventata una zona 30 che pullula di piazze, bar e negozi. In molte città i posti auto vengono costantemente ridotti. «Quando si costruiscono grandi insediamenti, anche a Zugo viene concesso spesso soltanto un numero limitato di posti auto», racconta Regula Kaiser, che collabora con ZORA.
Al tempo stesso però non diminuisce affatto il traffico dei pendolari negli agglomerati urbani. Le città mirano alla riduzione del traffico individuale dei veicoli che entrano in città, puntando sul trasporto pubblico. Le reti dei trasporti urbani e suburbani e le linee tranviarie vengono prolungate fino agli agglomerati urbani; gli esempi a disposizione sono numerosi, fra questi Ginevra, Basilea e Zurigo. Alla fine però anche i trasporti pubblici si trovano ad affrontare dei limiti. Per questo bisogna «sfruttare l’infrastruttura esistente in modo migliore e più intelligente», sostiene Kaiser, riassumendo l’ideologia dei pianificatori territoriali. Questa soluzione implica un’ulteriore intensificazione dello sviluppo centripeto. La Confederazione sostiene i programmi atti a conciliare meglio il traffico e gli insediamenti e quindi a stimolare lo sviluppo centripeto degli insediamenti, come afferma l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale.