L'ascesa dell’Io
L’individualismo è un mega trend dei nostri tempi. Mai come oggi l’IO ha avuto un ruolo così centrale. Questo fenomeno modifica la nostra vita, tanto nella sfera privata come in quella professionale, sia in positivo che in negativo, in modo duraturo.
Piccolo, medio, grande, con caffeina o decaffeinato, varietà arabica o robusta, latte normale, bio o scremato, senza lattosio, con latte di avena, soia o mandorle, freddo o caldo, con la schiuma o senza, con zucchero, stevia, dolcificante o amaro, con aggiunta di aroma alle nocciole, vaniglia o caramello? Nell’epoca dell’individualismo già il caffè del mattino comporta tante decisioni, quante un tempo si prendevano in un giorno intero o più.
L’individualismo è una delle macrotendenze dominanti dei nostri tempi. È un processo in cui il singolo assume sempre maggiore importanza. Al giorno d’oggi possiamo scegliere come e dove vogliamo vivere, chi amare, che iter di formazione e lavorativo intraprendere, come passare il tempo libero, come presentarci, se avere una relazione, se fondare una famiglia oppure no. Il moltiplicarsi delle libertà di scelta personali, dell’autodeterminazione e dell’autorealizzazione porta ad una enorme differenziazione di stili di vita, di costellazioni famigliari, di modelli di consumo e di lavoro nonché di forme di abitazione.
Da dove scaturisce questo desiderio di individualismo?
Il termine individualismo viene dal latino «individuus», che significa indivisibile o inseparabile. L’individualismo è la somma di tutte le caratteristiche che distinguono una persona dalle altre. Tutti tendono all’individualismo - chi più, chi meno. Ma come mai questa unicità è così importante per noi?
Fondamentalmente si tratta dell’aspirazione dell’uomo all’autonomia e all’autodeterminazione. Come la storia ci insegna, il desiderio di libertà appare insito nell’essere umano. Illuminismo, Rivoluzione francese e rivoluzione industriale: la lotta per la libertà personale, per la partecipazione politica e per una vita indipendente finanziariamente ha contribuito alla liberazione dai vincoli del passato e ha aperto la strada alla realizzazione del sé. Per ragioni storiche e culturali l’individualismo si è diffuso principalmente nel mondo occidentale. L’occidente assume una posizione particolare rispetto ad altri ambiti culturali di stampo piuttosto collettivistico (v. infobox).
La moderna società del benessere
Il fatto che, nel corso del tempo, le persone abbiano attribuito sempre più importanza all’individualismo dipende dal generale aumento del benessere nella società moderna. In seguito all’industrializzazione e alle riforme del periodo postbellico, ma soprattutto dagli anni ‘60 del Novecento, il maggior grado di benessere delle persone ha aperto nuove opzioni in relazione allo stile di vita personale. Negli ultimi decenni con la globalizzazione, la digitalizzazione e, non ultimo, con l’ulteriore aumento del benessere, le possibilità di autorealizzazione si sono moltiplicate. In tutte le società ricche e sviluppate si è imposta la «cultura della scelta», constata il Zukunfsinstitut. Uno sguardo alla celeberrima gerarchia dei bisogni di Maslow chiarisce subito il perché di questa situazione. I bisogni al livello più basso della gerarchia - ovvero i bisogni fisiologici, di sicurezza e di appartenenza sociale - nella maggior parte dei Paesi occidentali sono stati da tempo soddisfatti. Con l’attuale minimo garantito per l’esistenza, entrano in gioco gli ultimi due livelli della piramide dei bisogni: quelli legati alla stima e all’autorealizzazione. L’uomo è sempre alla ricerca di qualcosa in «più».
Come si vive in un mondo pieno di individualisti?
L’altro lato della «medaglia dell’individualismo»
Configurare la propria vita in base alle proprie idee è sicuramente una conquista, non c’è dubbio. Contemporaneamente però, questa libertà fa sì che sempre più decisioni sulla propria vita debbano essere prese in autonomia. Laddove un tempo istituzioni come Chiesa, famiglia, comunità del villaggio, Stato e modelli di ruolo tradizionali offrivano all’individuo un aiuto per l’orientamento e le decisioni, oggi il singolo si trova a fronteggiare una scelta quasi infinita di opzioni. Chi può decidere tutto da sé, deve anche prendere costantemente delle decisioni. Ciascuno deve cercare di affermarsi. Come ha giustamente formulato il filosofo dei media Norbert Bolz: «Ciascuno deve decidere in autonomia chi è - il pensiero diventa sempre più una faccenda privata.»
Le persone possono sentirsi schiacciate dalla quantità di opzioni contemporaneamente disponibili. Il privilegio della libertà può rivelarsi un boomerang e l’individualismo può essere percepito come una costrizione. Ciò non deve stupire, dato che il concetto di individualismo ha in sé qualcosa di paradossale: l’individualismo definisce l’unicità dell’uomo, ma tutti gli uomini sono individuali. O, in altre parole: se tante persone vogliono essere uniche, a questo punto tutti sono uguali. Come si vive in un mondo pieno di individualisti?
l’Io migliore: competizione e ottimizzazione personale
Non è passato tanto tempo da quando con il rock’n’roll, il chewing gum, i jeans strappati e, più tardi, con i tatuaggi o i capelli rosa, si manifestava la ribellione e si scioccavano intere generazioni. Rompere gli schemi, per i punk o i metallari, era decisamente più facile. Oggi non indignano più nessuno. Sembra quasi che la libertà si sia trasformata in conformismo e l’individualismo in uniformità. In effetti si è accesa una competizione a chi è più individualista. L’individualismo ci costringe a vivere in uno stato di continua competizione. Ciò si riscontra anche nell’attività preferita delle società altamente individualizzate: l’ottimizzazione personale. Grazie alla tecnologia digitale siamo costantemente sotto osservazione. Con tutti i dati che i dispositivi digitali e le più disparate app di tracciamento raccolgono su di noi, operiamo una costante ottimizzazione del comportamento. Che si tratti di conta delle calorie, di monitoraggio del sonno, del numero di passi o della misurazione del livello di stress: non c’è quasi nulla che non sia registrabile e ottimizzabile.
E non teniamo per noi il nostro io migliorato, ma lo esibiamo in pubblico, preferibilmente sui social media: su questo palcoscenico una presentazione riuscita assicura immediatamente il relativo riconoscimento sotto forma di like e commenti. Un sé migliore accresce lo status sociale. Per tutti gli altri, tuttavia, ciò significa andare a caccia di profili apparentemente migliori. Un corpo migliore, più sport, un’alimentazione più sana, partner più attraenti, case più belle, lavori più prestigiosi - nessuno, fra coloro che danno valore all’individualismo, sembra essere immune da una costante ansia da competizione. Nonostante l’individualismo, si cerca l’appartenenza, si dipende dal riconoscimento e dalla lode altrui. Per molti i like sono la nuova valuta.
Molteplicità di stili di vita, valori e norme
Ma, attenzione! Il fenomeno dell’individualismo modifica profondamente la nostra vita anche in modo positivo. La crescente libertà di scelta di cui le persone godono nel plasmare la propria vita, libera le nuove generazioni da modelli precostituiti di biografia, lavoro e successo. Solo alcuni decenni fa, una classica biografia prevedeva, subito dopo la formazione professionale o accademica, il matrimonio e la costituzione di una famiglia, con i ruoli maschile e femminile chiaramente suddivisi: l’uomo lavorava e faceva carriera, la donna si occupava della casa e dei figli. Seguivano la pensione e la vecchiaia. Anche il percorso professionale era spesso predeterminato: i figli seguivano le orme dei genitori. L’individualismo e la quantità di opzioni che ne consegue modificano in modo duraturo la nostra idea di una vita di successo. Anche le norme e i valori della società mutano e si moltiplicano. Ne consegue che aumentano anche la tolleranza e l’accettazione di modelli di vita che si discostano dalla norma. Apertura e diversità diventano valori fondamentali.
Dalla biografia alla «multigrafia»
Le biografie odierne non hanno più un andamento solo lineare - ci sono interruzioni, deviazioni e nuovi inizi. Le regole vigenti vengono meno, dalla biografia standard si passa a una «multigrafia». Tra la giovinezza e l’età adulta si inserisce una nuova fase di sperimentazione e scoperta di sé. Le decisioni che cambiano la vita, come il matrimonio o avere dei figli, vengono rimandate nel tempo, prolungando così la fase delle opzioni multiple. Spesso, quando i figli lasciano la casa paterna, i genitori vivono una fase di ripartenza, in cui, a 50 anni e oltre, modificano radicalmente la propria vita professionale o privata. Anche il periodo della pensione sta attraversando una fase di radicale cambiamento. La pensione non è più un periodo di passività rilassata, ma di ripensamento attivo della propria vita. In tutte le fasi della vita possono intervenire i più svariati cambiamenti, come nuovi orientamenti professionali, periodi sabbatici, nuovi legami affettivi o famiglie allargate.
Le biografie odierne non hanno più un andamento solo lineare - ci sono interruzioni, deviazioni e nuovi inizi.
Prossima fermata: autorealizzazione professionale
Nel lavoro, l’interesse è sempre più focalizzato sulla realizzazione degli interessi e passioni personali. L’ascesa lineare del percorso di carriera oggi non è più l’obiettivo, al massimo suscita un sorrisino di compatimento. Quello che conta è la realizzazione del proprio potenziale - non più solo nella vita privata, ma anche nel lavoro. Molti individui appartenenti alla generazione Z, ossia i nati tra il 1997 e il 2010, sono della convinzione di non poter esprimere tutti i propri interessi in un unico lavoro. La soluzione: suddividere il proprio tempo lavorativo tra lavori diversi. In questo stile di vita, un life coach fa anche il pasticciere, oppure una project manager dedica il fine settimana a scrivere un romanzo. Questo mindset è colorato, creativo, innovativo e, se da un lato c’è una dose di imponderabilità, dall’altro è comprensibile e sensato.
Alo stesso tempo, i cambi di lavoro nonché la disponibilità all’apprendimento continuo e ad acquisire diverse qualifiche contribuiscono alla cosiddetta employability, alla occupabilità di dipendenti e lavoratori autonomi, che già oggi devono tendenzialmente poter offrire un curriculum vario per non perdere l’aggancio ad un mondo del lavoro in rapida evoluzione. Anche i luoghi di lavoro, come tali, stanno cambiando. Grazie all’impulso fornito alla digitalizzazione a seguito della pandemia di coronavirus, siamo sempre meno legati a luoghi di lavoro fissi. La nuova libertà in termini di spazi di lavoro rende flessibili - e mobili. Vivere e lavorare all’estero, per un periodo prolungato o solo per alcuni mesi, non è più un problema.
Individualismo = egoismo?
Ma se si dà tanta importanza all’Io, sorge spontanea la domanda: individualismo è sinonimo di egoismo? Come cambia il rapporto del singolo con la comunità? È chiaro che non c’è mai stata una tale concentrazione sull’Io come oggi. I critici lamentano che nel mondo occidentale ci si occupa troppo della propria vita interiore e che è sorta una vera e propria industria di coach e terapeuti che si occupano della ricerca del sé. La controparte ribatte che in questo atteggiamento si rispecchierebbe solo una nuova consapevolezza e un nuovo apprezzamento dell’esistenza. Chi vuole avere pieno dominio sulla molteplicità delle opzioni di vita, deve logicamente concentrarsi maggiormente su sé stesso per prendere le decisioni giuste.
In un’intervista (v. link all’art. 08_Forum_74_Interview_Einzig_oder_artig_online.indd), la psicologa Prof. Dr. Wiebke Bleidorn conferma che per le persone l’interazione con gli altri, l’appartenenza, la condivisione di interessi comuni e il riconoscimento sono fondamentalmente altrettanto importanti quanto la propria unicità. Per godere di questi vantaggi, le persone sono disposte a rinunciare a parte della propria individualità. Il rapporto tra l’Io e il Noi viene attualmente rinegoziato. Si fanno largo nuove comunità - appartenenze elettive, una sorta di parentela basata sulla simpatia. Anche in un mondo individualista le persone hanno bisogno di legami.
L’ambiente domestico come espressione di individualità
Anche il modo in cui l’unicità si esprime può diventare elemento di connessione tra individui. Nella vita, l’individualismo può assumere le forme più disparate - anche nella propria casa e in giardino. Per la maggior parte delle persone la casa di proprietà è espressione del sé. Dove, se non nel proprio spazio abitativo, la personalità individuale trova la sua più chiara espressione? Tra le proprie quattro pareti ciascuno può esprimere al meglio il proprio stile, le proprie convinzioni e idee. Il settore dell’edilizia reagisce a questa esigenza offrendo una vasta gamma di opzioni in termini di materiali e design. Porte, finestre, maniglie, pavimenti, tappezzerie e molto altro ancora possono soddisfare i desideri e le preferenze dei proprietari di casa. Negli ultimi anni anche la collaborazione tra psicologi e architetti si è intensificata. Mostrami la tua casa e ti dirò chi sei.
C’è solo l’imbarazzo della scelta, come si dice. E tuttavia: poter bere al mattino un caffè che soddisfi il gusto personale, che tenga conto delle proprie intolleranze alimentari e che risponda alla propria idea di sostenibilità, rappresenta un buon inizio di giornata, o no?
Trend abitativi
Edilizia modulare: modularità customizzata
Lo sfruttamento intelligente dello spazio nei microappartamenti si ritrova anche nelle unità abitative o nelle case modulari. Come in un gioco di costruzioni, i singoli moduli si possono comporre e adeguare in modo flessibile ai cambiamenti familiari e lavorativi e ai diversi modelli di vita. Si può passare dalla vita da single a quella di coppia, alla famiglia con bambini, allo smart working: aggiunte o ampliamenti si possono realizzare facilmente, adeguando gli ambienti alle esigenze e ai modi di vita individuali.
La casa di design: il sogno di ogni individualista
Sono il simbolo dell’individualismo nell’edilizia abitativa: le case di design. Progettate e costruite dalla A alla Z secondo desideri, idee creative e requisiti finanziari individuali. Come questa villa sotterranea in Vallese, diventata famosa grazie alla produzione Netflix «Le case più straordinarie del mondo».
Floating housing: vivere sull’acqua
Le case galleggianti non sono una novità. Nel quartiere Schoonschip di Amsterdam si vive proprio in un quartiere galleggiante composto da 46 unità abitative tutte diverse. Qui, al centro, non c’è solo lo spazio abitativo individuale, ma anche la sostenibilità e la coesione sociale. L’obiettivo: diventare la comunità galleggiante più sostenibile d’Europa. Abitare individualmente in un collettivo, per così dire.
Microappartamenti: smart, flessibili, orientati al futuro
Questa forma di abitazione per singoli sta attraversando un vero boom. I microappartamenti offrono, su una superficie di circa 30 m2, tutto ciò di cui si ha bisogno: per abitare, dormire, cucinare, fare la doccia. Vengono affittati completamente o parzialmente ammobiliati, sono convenienti e sono quindi ideali come soluzione abitativa temporanea. Sono perfetti per gli individualisti mobili, che lavorano da remoto e desiderano scoprire nuove città.